Intervista a Zygmunt Bauman: la modernità produce immigrazione
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Zygmunt Bauman; foto tratta da L'Espresso
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Zygmunt Bauman; foto tratta da L'Espresso
Zygmunt Bauman,
88 anni, autore di “Danni Collaterali. Diseguaglianze sociali nell’età
globale”, è considerato una dei più autorevoli sociologi contemporanei.
La sua vita è stata segnata dall’esilio: nel 1968, a seguito di una
violenta campagna antisemita governativa (governo filosovietico
polacco), Bauman si dimise dai suoi incarichi nel Partito Polacco dei
Lavoratori e, come molti intellettuali suoi connazionali, fu costretto a
lasciare il paese, rifugiandosi in Israele, rinunciando alla
cittadinanza e perdendo la cattedra che nel frattempo aveva ottenuto
all’Università di Varsavia. In Israele ha insegnato all’Università di
Tel Aviv fino al 1971, quando si è trasferito in Inghilterra. Il
sociologo ha tenuto una “lecture” pubblica al Teatro dal Verme a Milano,
per la serie di incontri “Meet The Media Guru”. Abbiamo chiesto, in
questa occasione, il suo parere sulla tragedia di Lampedusa e, più in
generale, sul fenomeno dei migranti. Una analisi, dettagliata e lucida,
nella quale non risparmia parole di dura condanna per i governi.
Professor Bauman, la tragedia
di Lampedusa, con oltre 300 morti, è il simbolo di una società che non
previene le catastrofi “prevedibili”, dove i poveri ed i disperati sono
più facilmente vittime. Potrà cambiare qualcosa in futuro o queste
persone resteranno abbandonate al loro destino?
Ho saputo che il vostro Presidente del Consiglio ed il Presidente della Commissione europea, Barroso, si sono recati a Lampedusa. È sicuramente una buona notizia… ma la situazione è molto complessa. Noi viviamo in una condizione che definisco di “diasporalizzazione”:
i vostri nonni, i genitori dei vostri nonni sono migrati in massa,
spesso in America Latina, perché essi non potevano sopravvivere qui.
Adesso questo fenomeno continua, ma in altre direzioni: questa è l’unica
differenza. La migrazione è un fenomeno che ha riguardato la
“modernità” dalle sue origini ed è da essa imprescindibile. Perché la
modernità produce “persone inutili”. Esistono due “industrie”
della modernità che producono “persone inutili”: una è quella cosi detta
della “costruzione dell’ordine”, dove ogni regola e sistema vengono
costantemente rimpiazzati da nuovi sistemi e regole che producono
esuberi, persone eccedenti. L’altra industria che produce “persone
inutili” è quell’industria che noi chiamiamo “progresso economico” che
consiste, fondamentalmente, nel ridurre costantemente la forza lavoro. E
questo semplicemente produce persone inutili. E queste persone andranno
dove c’è pane, promesse di pane e acqua potabile.continua a leggere...
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