Provincia di Cosenza: Mario Oliverio imponga le dimissioni di Luigi Garofalo dal consiglio provinciale di Cosenza



L’impegno antimafia si dimostra coi fatti, prima che coi convegni. Un bene che Salvatore Borsellino non abbia parlato all’iniziativa sulla legalità organizzata dalla Provincia di Cosenza

Paolo Borsellino morì a Palermo, in Via D’Amelio, il 19 luglio 1992. Con lui, gli uomini della scorta, fra cui una ragazza, Emanuela Loi. Servitori dello Stato. Per sempre.

Salvatore Borsellino sta parlando a quell’Italia che cerca e chiede verità sulle stragi, le ingiustizie, i rapporti fra istituzioni e mafia. Le collusioni. Borsellino lotta per il futuro dei giovani come Emanuela, che non può essere tv, deficit, crisi, disoccupazione, angoscia, morte quotidiana, assassinio. Porta con sé l’eredità del fratello Paolo, che in realtà non è stato cancellato nel terribile attentato di quell’anno caldo, nel quale l’amico e collega Giovanni Falcone fu ucciso, solo fisicamente, assieme alla moglie e agli agenti di tutela.

Il 22 ottobre scorso, Borsellino doveva intervenire a un convegno organizzato dalla Provincia di Cosenza, intitolato “Per un ambiente libero da tutte le mafie”. Non abbiamo ragioni per credere che l’ideatrice, Daniela Caprino (Verdi), molto impegnata nell’ingegneria sociale, non l’avesse pensato per buoni fini. Piuttosto, ci viene da supporre, e lo abbiamo scritto chiaramente, che big della politica locale potessero acquisirne prestigio, in termini di immagine, vicine le elezioni provinciali della primavera 2009. Abbiamo avuto modo di sentirla per telefono e di rappresentarle quanto segue: i governanti che non assumono concrete iniziative politiche contro il malaffare non debbono presenziare a iniziative antimafia. Non possiamo più stare fermi o muti, davanti a comparsate ed esercizi retorici d’una politica immobile, che ha determinato, anche non intenzionalmente, pericolose commistioni in Calabria, regione del sottosviluppo, degli affari, delle truffe e degli impuniti. Questa politica ne trarrebbe giovamento, pubblicità; specie se a occasioni del genere partecipano personaggi notoriamente in prima linea contro la criminalità organizzata. Ciò ci sembra ovvio, a Sud come a Nord.

Salvatore Borsellino non è andato all’appuntamento di Cosenza per mere ragioni familiari. Noi abbiamo scritto un pezzo, in proposito. Abbiamo interrogato Mario Oliverio (nella foto in alto con Alfonso Pecoraro Scanio, ndr), presidente della Provincia, circa la sua fermezza, in quanto politico e governatore, in ordine alla presenza mafiosa nel territorio. Oliverio non ci ha ancora risposto, benché il nostro scritto sia stato pubblicato anche sui siti di coraggiosi esponenti dell’antimafia: Salvatore Borsellino, Sonia Alfano, Benny Calasanzio.

Fin qui, da Oliverio soltanto silenzio, un silenzio che non ci piace. Non lo comprendiamo né lo accettiamo. Un amministratore pubblico deve intervenire, se è chiamato in causa. Lo vuole in primo luogo la democrazia. Noi attendiamo comunque che dica la sua, su queste pagine, relativamente alle questioni poste. Se non dovesse succedere, ognuno potrà avere la sua opinione.

Nel consiglio provinciale di Cosenza siede ancora Luigi Garofalo, 31 anni, di Cassano (Cosenza). Accusato, insieme al consigliere regionale Franco La Rupa, di concorso esterno in associazione mafiosa. In un’ordinanza del gip di Catanzaro Antonio Battaglia, è scritto che Garofalo ha stretto rapporti col presunto boss Antonio Forastefano, in nome e per conto di Franco La Rupa (Udeur), già sindaco di Amantea (Cosenza), arrestato nel marzo 2008. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Vincenzo Luberto, la mediazione di Garofalo sarebbe servita a La Rupa ad avere l’appoggio della famiglia Forastefano, in cambio di soldi e favori, per le elezioni regionali della primavera 2005. Secondo il pm Vincenzo Luberto, titolare dell’inchiesta, che si chiama Omnia, non c’era area nella Sibaritide che non fosse sotto il controllo dei Forastefano. Luberto aveva chiesto l’arresto di La Rupa e Garofalo, senza ottenerlo.

Che cosa ha fatto Mario Oliverio, riguardo a Garofalo? Nel 2004, Oliverio fu eletto presidente della Provincia di Cosenza anche coi voti di Garofalo, diventato consigliere provinciale. Vale ricordare che le elezioni provinciali prevedono un collegamento fra candidato consigliere e candidato presidente: votando il primo, si sostiene automaticamente il secondo.

Da qui non deriviamo affatto che Mario Oliverio abbia preso voti di mafia né sosteniamo che Garofalo sia un mafioso; il che è escluso dalla Costituzione, che prevede tre gradi di giudizio.

Quel che conta, per noi, è il discorso etico. In un paese civile, si deve dimettere chi, nelle istituzioni, è accusato d’un reato grave come il concorso esterno in associazione mafiosa.

Noi non sappiamo quale sia stata, nella fattispecie, la posizione di Mario Oliverio. Garofalo è li, in consiglio provinciale. Si muova adesso, se sino a oggi ha in qualche modo “tollerato” la permanenza di Garofalo in consiglio e si adoperi per le sue immediate dimissioni. Lo faccia in fretta, se ancora vuole presentarsi agli elettori come candidato presidente, promotore di convegni antimafia. Questo non sarebbe un’ingiustizia, ma un esempio, un dovere.

Che Salvatore Borsellino non sia andato a parlare a Cosenza è stato un bene. Almeno per chi, come noi, ha le sue stesse idee, i suoi stessi princìpi, i suoi stessi obiettivi di legalità e giustizia.

Emiliano Morrone

Francesco Saverio Alessio

leggi anche: Questione di etica: per un ambiente libero da tutte le mafie Calabria: Provincia di Cosenza chiama Salvatore Borsellino a parlare su mafia e politica. Al presidente Mario Oliverio lo ha suggerito il ragionier Patò? Campagna elettorale anticipata. Proclami ipocriti della politica, incoerente e pronta a sfruttare tutto


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